Mozambico – Cresce la presenza delle aziende italiane

Da quando si sono scoperti i ricchi giacimenti di gas e carbone il Mozambico fa venire l’acquolina in bocca a molti. E l’Italia non è da meno.

Alla Fiera Internazionale di Maputo (FACIM),giunta alla sua 48esima edizione, quest’anno si è registrato un boom di presenze, per un totale di oltre 1.600 imprese e sedici Paesi rappresentati. Addirittura, un centinaio di aziende hanno dovuto rinunciare a partecipare alla Fiera, essendo terminati gli stand a disposizione, nonostante quest’anno fosse stato ampliato lo spazio espositivo.

Il FACIM può rappresentare bene ciò che sta accadendo nel Paese del sud est africano. Ai tradizionali partner come il Portogallo, il Sud Africa o il Brasile, quest’anno si sono aggiunte nuove presenze decise a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel mercato mozambicano, tra cui si segnalano la Turchia (con circa 40 imprese), gli Emirati Arabi e l’Indonesia.

In questo scenario, l’Italia, con 48 stand e oltre 70 imprese rappresentate, è stato il secondo Paese straniero, subito dopo il Portogallo e prima della Turchia, per numero di presenze.

Maputo seen from the air, from southeast.

Maputo seen from the air, from southeast. (Photo credit: Wikipedia)

Tra gli espositori italiani, che hanno coperto vari settori (infrastrutture, agro-industria, trasporti, energie rinnovabili, servizi, Oil& gas) è da segnalare – accanto a marchi con una presenza consolidata nel Paese (tra cui CMC di Ravenna, Sulbrita, Profuro, Ignazio Messina, Aviam, SFIR ) la presenza di molte piccole e medie imprese, affacciatesi per la prima volta sul mercato mozambicano, alla ricerca di nuove opportunità.

Per ovvie ragioni è stata particolarmente nutrita la presenza di aziende italiane nell’oil & gas. Per questo settore Assomineraria, in rappresentanza di circa 15 associate intenzionate a inserirsi nel settore dello sfruttamento del gas naturale, dalla logistica all’estrazione, ha presentato un progetto di formazione per periti tecnici mozambicani nel settore estrattivo.

Sarà colpa della crisi che porta le aziende a guardare sempre più oltre confine, ma sembra proprio che la famosa “internazionalizzazione delle imprese” non faccia troppa fatica a realizzarsi quando il Paese di destinazione è realmente appetitoso.

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