Salvare i leoni a colpi di atletica: le Olimpiadi Masai

Il canto sale attraverso la nebbia del primo mattino con una vibrazione tangibile più di un suono. Sono i guerrieri Masai che si preparano allo scontro, ma stavolta sarà una battaglia senza sangue, fatta solo di sudore e fatica.
Ai piedi del Kilimanjaro in Kenya si sta dando inizio allo scontro finale delle Olimpiadi Masai. Un rito nato nel 2012 ad opera della Big Life Foundation per sostituire la tradizione del passaggio all’età adulta, che per secoli i Masai hanno celebrato andando a caccia di leoni.
salto in alto. Masai
salto in alto. Masai
Le Olimpiadi Masai, organizzate nella riserva di Kimana, a 220 km dalla capitale Nairobi e vicina al confine con la Tanzania, rappresentano il nuovo modo dei guerrieri Masai di dimostrare la loro forza. Partecipa anche il campione degli 800 metri David Rudisha.
Decine di atleti in rappresentanza di 4 manyattas (villaggi) si sono cimentati in sei discipline: il lancio di precisione del rungu (il bastone utilizzato dai guerrieri in battaglia e nella caccia), il lancio del giavellotto, il salto in alto fino a toccare un nastro con la testa, la velocità sui 200 e sugli 800 metri e la resistenza sui 5 km piani. In palio, medaglie, premi in denaro e un toro da allevamento.
dipingersi il viso con l'ocra fa parte delle tradizioni
dipingersi il viso con l’ocra fa parte delle tradizioni
In passato, la prestanza fisica di un guerriero era misurata in base al numero di criniere appese sul rungu. I leoni sono oggi protetti, perché a rischio estinzione: nel 1970 ce ne erano 30mila esemplari, adesso ne rimangono 2mila.
Le Olimpiadi rappresentano un modo per tener vive le tradizioni, i canti, i riti, facendo fronte ad un mondo che cambia e che chiede all’uomo, a tutti gli uomini anche i Masai, di proteggere la natura.

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