Botswana: il bracconaggio che non volevo vedere
Arriva poi il giorno in cui quella certezza che ci siano dei paladini a difendere il mondo crolla definitivamente.
Arriva il giorno in cui in Botswana, paese considerato un esempio di come si combatte efficacemente il bracconaggio, si scoprono circa 90 carcasse di elefanti. A trovarle è Elephant Without Borders, un’organizzazione no profit che porta avanti un importante progetto di censimento aereo per tutta l’Africa dei mastodontici mammiferi.
Ciò che fa male è si la morte di una tale numero di elefanti per impossessarsi delle zanne, ma ancor di più che ciò sia stato scoperto in un paese nel quale si poteva considerare minimo questo rischio e, cosa ancor più grave, le aree dove è avvenuto il massacro appartengono a concessioni ove sono presenti lussuosi ed importanti lodge. Sappiamo tutti che il Botswana è una delle destinazioni più care al mondo – e se non lo sapete provate solo a guardare il primo prezzo che vi capita online di un tour – e ciò è sempre stato giustificato anche dal fatto delle difficoltà logistiche di rifornimento da parte delle strutture ricettive e dagli elevati canoni di concessione che servivano a fornire un servizio di tutela all’avanguardia contro il bracconaggio. Eppure ora viene da chiedersi se quel denaro sia efficacemente utilizzato e ci si domanda come mai un caso così esteso e grave di bracconaggio sia stato sottaciuto da tutti. Se non fosse stato per la denuncia dell’ong Elephant Without Borders sarebbe venuta fuori la notizia? I lodge presenti nelle concessioni potevano essere all’oscuro di tutto?
Fino ad oggi si riteneva che il bracconaggio fosse presente solo nelle aree attigue a Zambia e Namibia, invece le aree rilevate dalla ong sono molto più a sud ed interne al paese. Si tratta di zone vicine al famoso Delta dell’Okavango. Ma il governo centrale ha rigettato l’accusa dell’EWB.
Il dott. Mike Chase, direttore e fondatore dell’EWB, ha dichiarato, in una relazione del 3 agosto: “Oggi abbiamo contato 48 carcasse di elefanti, lo ripeto – 48 elefanti morti. Carcasse di tutte le categorie di età – cinque delle quali sono state classificate come fresche – cioè sono state uccise negli ultimi giorni! Si suppone che tutte le carcasse siano state uccise per il bracconaggio, perché a tutti loro è stato tagliato il cranio per rimuovere le zanne – per l’avorio -. I bracconieri cercarono di nascondere i loro crimini mettendo i tumuli di carne putrefatta sotto cespugli secchi. ” A i 48 se ne sono aggiunti altri accertati fino ad arrivare ad 87 rilevati con posizioni gps.
I lodge in queste vaste concessioni sono remoti ed esclusivi e i clienti non incontrano mai altri veicoli durante i safari. Questo modello di turismo a basso impatto ha un enorme successo per l’industria del turismo del Botswana e ha contribuito alla reputazione del paese per l’offerta di safari indimenticabili. Eppure forse concessioni così vaste ed isolate rappresentano anche buone basi di caccia per i bracconieri, se non ben monitorate, in quanto il rischio di essere visti o catturati è remoto.
Il Botswana da solo come stato forse non può fare tutto da solo. Come dice Mike Chase: “Non ci si può aspettare che il governo del Botswana fermi questo bracconaggio da solo, spetta a tutte le compagnie turistiche – che hanno la responsabilità di conservare queste aree – iniziare a mettere i loro soldi dove è la loro bocca e investire nella protezione di ciò da cui traggono profitto, ovvero patrimonio naturale del Botswana!”
In Botswana vivono oltre 130mila elefanti – circa un terzo degli elefanti africani – e sembrava fossero riusciti a salvarsi dalla recente recrudescenza del bracconaggio. Secondo il Great Elephant Census, un censimento condotto sempre da EWB in 18 paesi e completato nel 2016, su tutto il continente il numero di elefanti selvatici è crollato del 30% tra il 2007 e il 2014. Gli elefanti giocano un ruolo cruciale nell’economia turistica del Botswana, che nel 2017 ha attirato quasi due milioni di visitatori internazionali.