Diario Mozambico – Incontri Sudafricani

È un po’ che non aggiorno, lo so…
Ero rimasta al Parco Gorongosa. Un punto interrogativo ci aveva inseguito in tutto il viaggio: come organizzarci dopo il Gorongosa?

La questione non era semplice da dipanare.
Viaggiando per questo Paese ho capito che gli spostamenti non sono né facili, né tantomeno economici. Se all’inizio del viaggio avevamo, infatti, immaginato di affittare un’automobile per girare senza vincoli, in concreto per due persone la soluzione si prospettava un tantino cara. L’alternativa era quindi girare con gli autobus, se si era fortunati, o con i chapas – furgoncini spesso sgangherati e ricolmi di gente -.

Per andar via dal Gorongosa, quindi, avevamo due opzioni: prendere un aeretto che dal parco arrivava a Vilanculo (ipotesi che si è rivelata ben presto incessabile in termini di spesa, in quanto il pilota ha avuto il coraggio di chiederci 700$ a testa!!!) o viaggiare con un chapa che faceva stazionamento a Inchope, un incrocio con qualche capanna a due ore dal Parco.

Fortuna ha voluto che durante un game drive – così si chiama il giro in auto per il parco con il ranger – una coppia di turisti sudafricani si è offerta di darci un passaggio. Abbiamo dovuto lasciare con dispiacere Gorongosa un giorno prima del previsto, ma non si poteva rifiutare una simile offerta!

Un 4×4 con tanto di aria condizionate e frigo per le bibite in poche ore ci ha riportato sulla costa, a pochi chilometri da Vilanculo.

A parte l’enorme fortuna per il passaggio, ciò che ho trovato davvero interessante è stato condividere quel viaggio e un paio di giorni seguenti con una coppia di bianchi sudafricani doc. Ho ascoltato molto. Ho capito che dopo Dio e famiglia, i loro capisaldi sono la birra e il braai – termine afrikaans per indicare barbecue -. Mi hanno raccontato dei loro timori per il futuro, con un Governo che non tiene più conto delle loro esigenze e con uno Stato in cui non si sentono più rappresentati. Sono una minoranza, però una minoranza che finanziariamente conta e hanno un piano B nel caso qualcosa vada storto e debbano lasciare il loro amatissimo Paese. Come bianchi benestanti si sentono perennemente sotto minaccia e si rintanano in gabbie dorate tutelate da fili elettrificati e security.

I nostri generosi ospiti erano solo due, ma credo che ben rappresentino il pensiero comune di una fascia della popolazione. Giusto o sbagliato che sia.

 

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