Quando la figlia di Taofick Okoya gli disse che avrebbe voluto essere bianca, l’imprenditore nigeriano decise di intervenire per fare in modo che la bambina considerasse diversamente la sua pelle nera. Partì dalla constatazione che tutti i personaggi delle fiabe, cartoni animati e giocattoli erano bianchi. Okoya cominciò, così, ad immaginare un mondo in cui le ragazze nigeriane potessero giocare e fantasticare con personaggi dai caratteri più tipicamente afro.
Così nel 2007 nacquero le bambole Queens of Africa e otto anni dopo le reginette di plastica hanno superato nelle vendite in Nigeria le sorelle bianche, le Barbie.
Modellate sulle tre più importanti tribù del paese, ciascuna bambola veicola un differente messaggio che possa avere una valore educativo. Nneka è una Igbo e rappresenta l’amore. Azeezah è una Hausa ed è la regina della pace – in un video promozionale la bambola Azeezah è mostrata con un cartello #BringBackOurGirls, che si riferisce alle 200 studentesse rapite in Nigeria dai Boko Haram -. Infine, Wuraola, la bambola Yoruba, rappresenta la resistenza. Le bambole, inoltre, sono disponibili in abiti diversi, anche se l’abbigliamento tradizionale è il più popolare.
Ma gli inizi non sono stati facili. “Le bambole nere non vendono”, affermavano inizialmente i negozi di giocattoli nigeriani. Poi Okoya ha intrapreso una campagna educativa attraverso i media, raccontando alla gente che i giocattoli potevano avere un impatto psicologico sui bambini e che una bambola con sembianze afro poteva avere effetti positivi. Ci sono voluti quasi tre anni per convincerli.
Tuttavia, le piccole acquirenti erano già state condizionate dagli standard di bellezza europei, pertanto le Queens of Africa sono state progettate mediando le caratteristiche di bionda-occhiazzurri-misure60-90-60 con le caratteristiche più tipicamente africane.
In futuro, però, ci saranno Quuensa of Africa “più curvy, con i tratti del viso più pieno e i capelli più increspati per rappresentare meglio le caratteristiche africane”, ha dichiarato Okoya. In progetto c’è anche la creazione di almeno una bambola per ogni paese africano.
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Mi sembra un’ottima iniziativa!
Penso che con il tempo si potranno apportare modifiche fisiche … Cosi lentamente che non si accorgeranno nemmeno…
E dai vambini che é necessario iniziare e gli adulti, commercianti o meno devono favorire l’ingresso….
Forse il vitino e la coscia da top model sarebbero da modificare anche alle bionde Barbie…
😀 …sicuramente!
Ma come mi piace questa notizia. Bambina fortunata. Papà ha capito che l’educazione è identificazione, e che il compito di un genitore è scegliere quel che mette a disposizione…
Se non con le fiabe, almeno con le pupe di plastica!
Che bel blog
Grazie!!!! 🙂