La Dottoressa ugandese che protegge i bambini dallo spietato Joseph Kony

Mary Auma Alai, tutti la chiamano dottoressa Mary, fa base a Lacor, in Uganda.
Per qualche settimana Mary è in missione in Sud Sudan. Sì, la dottoressa di tanto in tanto deve lasciare il suo ospedale, un po’ a malincuore, ma per un’azione fondamentale: formare altri dottori africani in giro per il continente.
Maria da ragazza voleva fare l’avvocato, diventare ricca e abbandonare finalmente il villaggio. Ma la strada del destino, invece, l’ha portata a rimanere là, regalando una possibilità di vita migliore agli altri.
La sua insegnante dell’epoca le disse “hai un buon cuore, non puoi fare l’avvocato, saresti un buon medico”. E così è stato.
Lavora nel reparto medicina del Lacor e insegna ai tirocinanti. Vive nelle casette dell’ospedale con il figlio e due nipoti. Il marito vive e lavora a Kampala. Aiuta la sorella che ha un piccolo negozio vicino all’ospedale.
La sua prima notte a Lacor come tirocinante, quando non era ancora medico, è stata terribile. “C’erano pazienti ovunque. Nei corridoi, a terra tra i letti, non sapevamo più come accoglierli. Erano in fuga dalla guerra”. In quel momento ha temuto di non farcela, poi ha pensato che la sua presenza era indispensabile per salvare delle vite, il più possibile.
Anche lei in fondo è stata salvata. Un’infanzia povera, difficile e violenta. Dedicarsi ai pazienti anima e corpo è un modo per restituire un po’ di quello che ha ricevuto.
Maria, come tutti all’ospedale di Lacor, si occupa anche dei ” bambini della notte”, quelli che ogni sera varcano i cancelli dell’ospedale per sfuggire ai guerriglieri di Joseph Kony – lo spietato capo del movimento Lord’s Resistance Army o LRA (“Esercito di Resistenza del Signore”), che rapisce i bambini per farne schiavi e soldati e ricercato per crimini contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale – che assaltano e bruciano i villaggi del popolo Acholi.
In Uganda il tasso di mortalità infantile è altissimo: 90 bambini su 1.000 nati non arrivano ai 5 anni d’età a causa di malaria, polmonite, diarrea, malnutrizione.
Il St. Mary’s Hospital Lacor nel Nord Uganda, l’ospedale di Maria, è uno dei maggiori ospedali senza scopo di lucro dell’Africa Equatoriale. Grazie a 600 dipendenti ugandesi sono curate ogni anno 250mila persone, di cui l’80% donne e bambini. Dal 1988 a oggi l’ospedale ha curato oltre 5,8 milioni di persone.
Le tariffe non superano il 25% del costo delle cura, e chi non è in grado di pagare è curato gratuitamente.
Per continuare a garantire cure e assistenza medica anche ai più bisognosi, la Fondazione Corti, nata per volontà dei medici Piero e Lucille Corti, promuove una campagna di raccolta fondi fino a sabato 7 maggio con SMS solidale al 45501.
La storia del St. Mary’s Hospital Lacor è anche la storia dei coniugi Piero Corti, pediatra brianzolo, e Lucille Teasdale, chirurgo pediatrico canadese, che in 50 anni di lavoro hanno diretto e sviluppato la struttura, trasformandola da piccolo ospedale al grandissimo presidio che è oggi.
Piero e Lucille giungono al St. Mary’s nel 1961 con l’obiettivo di offrire le “migliori cure possibili al maggior numero di persone e al minor costo”. Hanno curato, formato medici e infermieri ugandesi per rendere l’ospedale sempre più efficiente e autonomo grazie al personale locale.
Oggi il ruolo dell’ospedale va oltre le cure mediche: è un motore determinante per lo sviluppo sociale ed economico locale ed è il maggiore polo di formazione di professionisti sanitari nella regione. Ogni anno oltre 450 studenti frequentano le sue scuole per infermiere, ostetriche, tecnici di laboratorio e anestesia, assistenti di sala operatoria. È sede di tirocinio per medici neolaureati dalle facoltà di medicina statali del paese ed è polo universitario della Facoltà di Medicina di Gulu. Per sopravvivere ai decenni di isolamento l’ospedale ha dovuto allestire officine per costruzioni, riparazioni e manutenzione che permettono a muratori, carpentieri, elettricisti e meccanici di apprendere un mestiere.
Nei suoi 56 anni di storia l’ospedale ha affrontato innumerevoli emergenze, come l’epidemia di ebola che lo ha colpito nel 2000, ed è stato studiato come modello di successo in un contesto tra i più difficili caratterizzato da guerre, epidemia e povertà estrema.
Numero solidale 45501 Periodo: 24 aprile – 7 maggio 2016
Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce. Sarà di 2 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone e TWT e di 2 e 5 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45501 da rete fissa TIM e Fastweb.